PENDOLARESono più di dieci anni che vengo qui,
in un posto che mi sbatte in faccia la sua megalomania, le sue aspirazioni d段nfinito e lo fa solo con dei palazzi, molto belli sia chiaro, in alcuni casi magici, di altri mi sono addirittura innamorato, ma son palazzi, che non fanno che urlare a tutti il loro esserci: è affascinante. Non credevo possibile che un sentimento così rozzo potesse smuovermi, mutarmi fino a farmi guardare il luogo dove son nato come qualcosa di estraneo e la città come un possibile futuro: il mio essere pendolo tra qui e li è la fortuna di poterle osservare, che poi non so dire cosa sia qui e cosa sia li, distanze differenti dal mio cuore suppongo, ma quali delle due mi è più vicina, ed esser vicino è meglio? Tu lo sai? Sai cosa vuol dire non riconoscersi più da nessuna parte e sentirsi di ovunque? Lo sai? Lo sai? Non so se riesco a spiegarmi, ma posso farti vedere: Sigarette e rotaie sono la mia fortuna, puzza di freni di treni vecchi e troppo corti per portarci tutti stretti tra gli odori di tutti, chi seduto, chi in piedi, chi dorme, chi pensa, a un centimetro da altri respiri, deportati dalla speranza di un futuro migliore, anche fosse solo un fine giornata degno: poi una volta arrivati, smistati verso le nostre singole prospettive che ci fanno sentire meno soli ed insensati: Questa è la nostra fortuna, la fortuna degli scappati di casa, che cercano sulle coste della città e nelle frontiere delle stazioni un cenno di accoglienza, che dovremmo conquistarci a fatica. L誕ssenza dei quartieri, dei pedoni, dello smog, della legge della città. questa terra che confina gli uomini in sé stessi, e vige la legge della natura. Dove manca la civiltà, sparisce anche l置omo, si riduce a sopravvissuto senza patria né casa, senza confini né identità. |